Sveglia all’alba e domenica mattina trascorsa al centro commerciale per fare un po’ di spesa. Dopo aver velocemente messo nel carrello un po’ di scatolame e cibarie varie nel completare il giro ci ritroviamo nel reparto giochi e a Edo non può sfuggire una macchinina (una 500 abarth!): la tira giù dal primo scaffale, ci monta su e anche se con un po’ di difficoltà, perchè non arriva benissimo con i piedi a terra, inizia ad andare in giro. Dopo 20 mininuti che gli vado dietro inizia l’opera di convicimento per fare mettere giù la macchinina spiegandogli che a casa c’è l’ha già, che non è nostra e che è ora di rimetterla a posto, dove l’aveva presa. Ma che… le mie parole hanno lo stesso valore di una moneta di 1 centesimo! A quel punto lo tiro su di peso dalla macchinina e contemporaneamente scatta l’allarme. Impassibile come se quel bimbo urlante non fosse mio raggiungo la mamma e carrello in coda alla cassa; sembra che la vista della mamma possa calmarlo un attimo: illuso! La sirena riparte e se possibile più forte di prima, così si parte, sempre con la sirena urlante in braccio, verso i giochini nella speranza che si calmi, ma invece la vista dei giochi fa aumentare i decibel della sirena. Dopo 5 minuti 5, la sirena pian piano si calma e così lo convinco a salire sull’arca di Noè con gli animali che fanno i versi. E così si parte infilando gettoni a ripetizione. Nel frattempo ci raggiunge la mamma e così cerchiamo faticosamente di avviarci verso l’uscita. Dopo un minuto, ennesimo capriccio e questo comporta una sosta al bar con mezza brioche divorata. Via che si riparte: altri giochini e altri 2 giri, questa volta sul cavallo e sul trenino. Dai che ce la facciamo, mi sembra di essere Dorando Pietri barcollante in vista del traguardo! L’ultimo atto è la vestizione; enessimo capriccio, pavimento del centro commerciale tirato a lucido e mentre in due cerchiamo, con fatica immane, di mettergli in sequenza, cappello-giubbotto-sciarpa, ci passa di fianco una coppia con bimba al seguito e sento indistintamente questo commento: “Ma che modi!”.

Sarà stata la stanchezza della mattina, sarà stato che stavo ancora lottando con Edo insieme alla mamma per infilargli il giubbotto che non ho avuto la prontezza di rispondergli. Ma lo faccio qui anche se non sarà lo stesso perchè 2 cose gliele avrei dette volentieri in faccia:

“Ci conosciamo? Conosce me e mia moglie così bene per pensare minimamente  di giudicare il nostro rapporto con nostro figlio? Con che autorità morale si mette a dare giudizi? E’ questo il suo bel modo di educare sua figlia, insegnarle che Voi siete sopra a tutti e tutto NON conoscendo affatto la situazione! Ha la minima idea dell’amore e della gioia di avere Edo in famiglia? NO! Non ce l’ha perchè semplicemene NON ci conosce e la prossima volta conti fino a 10 prima di sparare nel mucchio e soprattutto si faccia un bell’esamino di coscienza prima che la sua torre d’avorio in cui custodisce la sua famiglia non sia in realtà fatta di carta pesta. E per finire… MA VAFF….!!!!”