«A chi mi chiede se Michael Sullivan era una brava persona o solo un poco di buono, io do sempre la stessa risposta, dico soltanto “era mio padre”»

Si conclude così il film di Sam Mendes, ambientato negli anni ‘30, all’epoca del proibizionismo e di Al Capone. E’ la storia di un sicario, Michael Sullivan interpretato da Tom Hanks, che un giorno deve decidere se stare dalla parte della famiglia, dalla parte del boss irlandese che ha il volto segnato di Paul Newman che l’ha cresciuto come un figlio.  Michael Jr. Sullivan assiste ad una esecuzione operata dal padre e dal figlio del boss, Connor (Daniel Craig). Temendo che il ragazzino parli, Connor decide di eliminarlo, uccidendo però la moglie e il figlio più piccolo di Mike.

roadtoperdition

La scelta è quella di affrontare la famiglia, di andare contro quel mondo fatto di violenza e di morte nonostante ne faccia parte, la scelta è di iniziare un viaggio fatto di vendetta in cui dovrà scontrarsi anche con il sicario Jude Law, dall’aspetto cadaverico, un sicario con tesserino della stampa che fotografa le sue vittime; ma il viaggio è anche quello della speranza, la speranza di garantire al figlio una vita pulita al di fuori del suo mondo malavitoso.

E anche se non proprio in questi termini, non è quello che speriamo per i nostri figli, un futuro migliore?

Questo post partecipa alla rubrica BUIO IN SALA, mercoledì cinematografico di Mamma F & Mamma C di Nati per delinquere. Grazie e buona visione.