Milano li, 2 Marzo 2010

Amore mio,

quando leggerai questa lettera (voglio pensare che passarai del tempo a scoprire come eri da bambino leggendo il tuo blog) sarai sicuramente grande ed entrambi potremo sorridere della preoccupazione mia e della mamma per il fatto che ancora non abbiamo avuto il piacere di sentirti parlare. Non ne sono sicuro, ma strasicuro perché già ieri al primo incontro non è emerso nulla per cui ci debba preoccupare. Comunque.

Comunque, amore mio, abbiamo intrapreso questo cammino che è stato difficile affrontare, eravamo sempre in attesa che iniziassi a interagire con noi non solo con i gesti, con il corpo, con la mimica ma anche con la parola. “Perché non parla?”, mi chiedeva tua mamma. Sei stato un bimbo precoce nel metterti eretto sulle tue gambine e andare spedito e in solitario alla scoperta del mondo che ti circondava; questo con il passare dei mesi ha acuito forse la tua necessità di parlare, se avevi sete non c’era bisogno che parlassi, ti alzavi e andavi spedito a prenderti il tuo bibo o la tua bottiglietta: perché sforzarti nel parlare!

Come ti dicevo è stato più difficile per noi che per te almeno questo primo incontro che abbiamo fatto ieri con il neuropsichiatra dell’ospedale N. di Milano. Ti sei messo subito a tuo agio interagendo senza bisogno nemmeno che il dottore ti invogliasse nel giocare, hai iniziato a saltellare sul materassino, a salire e scendere senza problemi dalla scala in gomma e mentre tu dimostravi al mondo e a noi (se mai ce ne fosse ancora bisogno) che sei un bimbo sano, quello strano personaggio con il camice bianco ti osservava e come ti osservava, non perdeva nulla di quello che facevi, ti seguiva con lo sguardo attento, mi sentivo io quasi in soggezione, tu invece non curante del dottore facevi quello che più ti divertiva. Non ha fatto nemmeno una piega quando sei caduto come un salame all’indietro e naturalmente hai sbattuto la testa non sul materassino (troppo comodo), ma sul pavimento e così gli hai fatto vedere e sentire quanto fiato hai nei polmoni. Io ti controllavo ma cercavo di captare quello che diceva alla mamma, ha esordito dopo un bel po’ di tempo (che non saprei dirti quanto) dicendo che si vede chiaramente che sei un bellissimo bambino che non mostri alcun problema, solare e senza alcun atteggiamento che faccia pensare a problemi di natura psichica. Per quanto fossi sintonizzato solo in parte, queste prime parole sono stata musica per le mie orecchie. E’ stato franco e diretto, così come ti ha fatto subito i complimenti, ci ha detto che non comunicare con la parola è più uno svantaggio per te che per noi e vista la situazione possiamo comunque pensare di iniziare a intraprendere un cammino con un logopedista, inutile perdere tempo e aspettare che tu compia i 3 anni,  anche perché a quell’età il logopedista lo vedresti sicuramente.

Amore mio, lo so che ogni bimbo ha i suoi tempi e tu hai deciso di prenderti un po’ di tempo in più per iniziare a parlare con noi, con questo primo incontro non volevamo fare nulla che ti mettesse in difficoltà, non volevamo forzarti la mano, abbiamo deciso di iniziare questo cammino per darti semplicemente un aiuto a tirar fuori tutto quello che ci volevi dire e ancora non ci hai detto. Ormai dovresti conoscerci, soprattutto la mamma, lo sai come la chiamo a volte, ansiawoman! Abbiamo sempre avuto rispetto dei tuoi tempi e spazi, ma questa volta abbiamo deciso di prevaricarli un po’, magari tra un mese (quando si dovrà tornare da quell’uomo in camice) il tuo vocabolario sarà molto più ricco di adesso, si saranno aggiunte altre parole a mamma e no, e allora il sorriso che adesso è sicuramente sul tuo volto mentre leggi queste parole (ne sono sicuro), sarà anche il nostro.

“Le corde vocali sono come ali di farfalla…
L’aria che le attraversa le fa aprire e vibrare.
Sono preziose, delicate ed agili proprio come ali di farfalla.”

Tuo papà.