“Palloncino ma dove vai?”

“Hey palloncino ma dove voli?”

Un gioco nato per caso. Per caso abbiamo fato un giretto alla Chicco, per caso appena entrato (non tanto)  Edo si è preso un palloncino, per caso (il palloncino) non è scoppiato nel breve tragitto fino a casa e così (per caso) abbiamo iniziato a giocare.

E con poco e per caso stiamo trascorrendo le serate post cena facendo grasse risate mentre il palloncino tocca il lampadario oppure finisce in posti irraggiungibili oppure quando glielo passo colpendolo con la testa al posto di usare le mani e molte volte il palloncino fa il dispettoso andando dove vuole lui e così Edo, che ho scoperto essere animista, ha provato a portarlo sulla retta via sgridandolo.

Poi capita anche che inciampa e va a sbattere contro il mobile della tv prendendo una tranvata sul volto/mandibola che mi rivedo ancora la scena al rallenty e mi si gela il sangue, ma dopo un po’ di ghiaccio, arnica e coccole della mamma tutto risolto, per fortuna!

“Gochiamo ancora con il palloncino?” (non mi dimentico di scrivere la i, se la dimentica Edo)

“Amore, per questa sera direi di far riposare il palloncino (ormai è uno della famiglia), è un po’ stanco, andiamo in camera sul lettone e ci guardiamo un po’ di Rapunzel prima della nanna, che ne dici?”

“Si… si… Rapunzel!”

Gli piace Rapunzel, soprattutto quando la principessa prende a padellate il povero Flynn Rider.

Da leggere ascoltando Francesco De Gregori in “Cose”