Arrivo in ospedale verso le 8.15 e ho una fame della miseria perché il mio caro e benedetto figliolo ha deciso di aprire le danze della giornata alle 5.30; peccato che oggi avevo deciso di andare a donare il sangue per cui ero a digiuno e già mi vedevo stramazzare al suolo non per il calo di pressione ma per la mancanza di zuccheri. Mi metto in fila per l’accettazione, c’è fila, ma il venerdì è sempre così, cosa non si fa per un giorno di ferie.

“Buongiorno”

“Buongiorno, sono Ruben”

A quel punto scattano tutti allarmi possibili del centro donazioni, sirene e luci lampeggianti scattano all’unisono, tutte le vie d’uscita vengono bloccate, vengo prelevato di forza da due teste di cuoio che si sono calati da una botola del soffitto e vengo dolcemente accompagnato in una stanza in cui mi trovo in compagnia di una dottoressa:

“Buongiorno, lei è il signor Ruben?”

“Si, sono io. Quanti giorni di vita mi rimangono?”

“Tranquillo, non si faccia impressionare dalle sirene, dai lampeggianti e dalle teste di cuoio. La stavamo aspettando.”

A queste parole mi sono sentito tanto Fantozzi quando viene accompagnato dal mega direttore generale.

“Si figuri, sono abituato a trovarmi in situazioni del genere tutti i giorni quando mi ritrovo seduto alla mia scrivania. Quanti giorni di vita mi rimangono?”

“Lei ha il sangue raro.

“Che culo!”

Lei ha veramente sangue raro e per questo la stavamo aspettando. Per lei non cambia nulla, ma le chiediamo l’autorizzazione per essere congelato.”

Ma poi mi scongelate?”

Non lei, ma il suo sangue verrà congelato.”

Ahhh, quasi quasi ci facevo un pensierino”

Il suo sangue ha particolari antigeni non comuni che possono essere d’aiuto per quelle persone che avendo bisogno d sangue hanno sviluppato degli anticorpi per cui la normale trasfusione di sangue sarebbe pericolosa; il suo sangue prelevato verrà congelato, proprio perché raro, e utilizzato solo per quei pazienti con bisogno del suo sangue. Vuole darci il consenso per il congelamento del sangue, non suo?”

Si, va bene”

Sono uscito questa mattina da casa convinto di andare a fare la solita donazione e mi sono scoperto essere un donatore raro, mi sono trovato coinvolto con una dottoressa gentilissima a cui hanno affidato questo progetto che deve sicuramente sistemare le procedure, dalla contentezza di avermi lì in carne e ossa mi ha mandato a fare la visita prima del prelievo, sembrava una bambina a cui la mamma aveva appena regalato la bambola più bella del mondo, ha alzato un po’ i toni con l’infermiera che mi ha bucato (una mano d’oro, non mi sono accorto di nulla) per colpa delle etichette da appiccicare sulle provette che nel mio caso non erano più due, ma bensì cinque oltre al sangue da prelevare, mi ha fatto compagnia durante la colazione dandomi tutte le informazioni e rispondendo alle mie domande:

“Mettiamo che io abbia bisogno di sangue, speriamo mai, ma mettiamo che mi serva del sangue, io avrei bisogno di sangue raro? Per capire, se devo sentirmi più contento o più sfigato?”

No, in questo momento lei non ha alcun anticorpo, quindi può ricevere sangue normale, ma se MAI dovesse averne bisogno, il suo sangue sarà conservato anche per un suo eventuale bisogno.”

Fiuuuu… mi sento meglio!”

Alla fine me ne vado dal centro con sottofondo di fanfare e rulli di tamburi su un tappeto rosso degno delle più famose star del cinema, stringo mani, saluto e benedico tutti manco fossi il Papa e tutto orgoglioso vado a prendere il mio scooter. Faccio per partire e mi ricordo di non aver ritirato il certificato attestante l’avvenuta donazione: avrò pure il sangue raro, ma sai quanto gliene può fregare alla segreteria se lunedì non gli porto il certificato!