Amore,
vola da me
con l’aeroplano di carta
della mia fantasia,
con l’ingegno del tuo sentimento.
Vedrai fiorire terre piene di magia
e io sarò la chioma d’albero più alta
per darti frescura e riparo.
Fa’ delle due braccia
due ali d’angelo
e porta anche a me un po’ di pace
e il giocattolo del sogno.
Ma prima di dirmi qualcosa
guarda il genio in fiore
del mio cuore.

(Alda Merini)

Non c’è nulla da fare, ogni volta in questo giorno rivivo quelle lunghe ore di attese, di speranza, preoccupazione e infine di infinita gioia quando mi sono ritrovato in un corridoio stranamente tranquillo un fagottino in braccio, come se si fosse deciso quella notte che quei momenti li potessi vivere nel più assoluto riserbo, di calma, quasi soffice, pensieri dolci e tristi si sovrapponevano nella mia mente in quel silenzio irreale per una sala parto, non mi sono perso un secondo delle prime tue due ore di vita, quel tranquillo camminare su e giù nel reparto lontano da sguardi, sognante nei tuoi occhietti chiusi e i pensieri pian piano prendevano forma: finalmente c’eri, ti tenevo stretto a me anche un po’ intimorito e già mi indicavi la strada che avrei dovuto percorrere insieme a te, insieme alla mamma.

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Quattro anni, ogni tuo compleanno da dedicare:

il primo alla mamma che ti ha cresciuto dentro e fuori la pancia con pazienza e occhi innamorati

il secondo è per te che hai iniziato a far conoscere tutti i tuoi mille mondi che hai in testa

il terzo è per me che ti amo alla follia e che mi fai ricordare senza tristezza la mia vita di figlio

e il quarto lo dedichiamo a Vick che prima o poi farai decollare dalla sdraietta.

Da leggere ascoltando Eugenio Finardi in “Amore diverso”