Suoni che nella maggior parte dei casi incomprensibili ti riempiono il cuore di gioia perché fino a poco tempo fa ti chiedevi ma perché non parla, abbiamo sbagliato in qualcosa oppure ancora più preoccupato ti chiedevi e se ci fosse qualche problema, poi pian piano lo senti urlare con il ditino puntato verso di te quando lo sgridi che ti dice “papà no, papà brutto” e allora anche quel suo ribellarsi ti rende felice, oppure lo senti ringraziare “grazie papà, grazie” quando invece dovrebbe rispondere prego, quando parti per le vacanze e saluta il suo amichetto chiamandolo kakà, mentre al ritorno chiede di Luca, non capisci perché le moto le chiama poto (ma amore, moto con la emme di mammmma!) nonostante la parola mamma sia stata l’unica nei suoi primi due anni di vita, abbrevia le parole come se avesse fretta di dare fiato a tutti i suoi pensieri e quindi le scarpine diventano scarpi oppure putta la pastasciutta e putto il prosciutto, ma in qualunque modi le usi, corte, divertenti, incomprensibili, inventate sono parole che non vedevi l’ora di sentire!