Seguendo per caso uno speciale del Tg1 e stuzzicato da un commento di Papà Alto di qualche giorno fa ho scoperto un blog davvero interessante di una blogger cubana famosa in mezzo mondo, ma praticamente sconosciuta ai cubani e questo perché il suo lavoro è censurato dal governo. Lei è considerata una dissidente, ma il suo obiettivo è solo quello di avere la possibilità di poter esprimere le proprie idee e di farlo in libertà e sicurezza.
Ho avuto modo di conoscere Cuba durante il viaggio di nozze, un meraviglioso incontro con una terra bellissima, con gente ospitale e sempre sorridente, avendo avuto la possibilità di visitare Cuba lontana dagli stereotipi delle agenzie di viaggi, piena di risvolti e contraddizioni che mi ha lasciato dentro una magia unica, ma anche un senso di tristezza per come vivono, per la sofferenza, per la povertà ma sempre con una dignità e un sorriso da invidiare. Posto due foto tra quelle innumerevoli fatte che credo rappresentino bene quello che di Cuba mi è rimasto nel cuore.
Il mitico “cammello” (si può intuire dalla foto perché così soprannominato), un bus che corre per le vie dell’Avana: si sostiene che le donne salgano vergini e scendano embarazadas.
Questa foto rubata dal pulman credo che sia l’emblema di Cuba, del castrismo, dell’idea di socialismo (unico posto al mondo dove resiste dopo la caduta del muro dell’89), della libertà che non c’è e della desolata e triste consapevolezza della maggior parte dei cubani che Fidel Castro non morirà mai.
“La mia è solo l’opinione di una cittadina cubana che si chiede ogni giorno perché il paese dove vive non somigli a quello che le avevano promesso quando era una bambina”. (Yoani Sanchez)
“Nell’ottobre 2009 le è stato assegnato il Maria Moors Cabot Award dalla Columbia University di New York, ma si è vista negare (per la quarta volta negli ultimi due anni) il permesso di lasciare Cuba per andare a ricevere il premio – inviando quindi un breve video di accettazione.” (Fonte Wikipedia)
Per chi conosce lo spagnolo e vuole scoprire una Cuba diversa: Generacion Y, altrimenti lo trovate qui.
5 comments
Dalle8alle5 said:
27 Maggio 2010 alle 10:15
Le dittature, di qualunque colore esse siano, vivono succhiando al popolo libertà e benessere.
polly said:
27 Maggio 2010 alle 12:35
potrei scrivere per ore su quest’argomento. potrei scrivere da profana, potrei dire che tutte le cubane che conosco residenti in italia e tutti gli scrittori cubani che ho letto (cabrera infante, per dirne uno) avevano cuba dentro, anche se se n’erano andati. potrei dire che la libertà a cui loro anelano sbarcando a miami è la libertà di lavorare tutto il giorno che sennò non hai il dentifricio neanche se razionato. potrei scrivere che io la libertà di mandare le mie figlie all’università non so se l’avrò. ma sarebbe tutto molto riduttivo e persino un po’ snob, perchè io in fondo la “libertà di dire la mia” la do quasi per scontata. e la mia amica Siri e la mia amica Iurita non sanno neanche chi è Reinaldo Arenas perchè non hanno la libertà di leggere.
Non so. Qualunque cosa dicessi sarebbe ideologica, frutto dei miei ragionamenti e non convincerei mai chi la dittatura la vive.
Ora clicco su quel link e mi godo in silenzio il loro colore.
Papà Alto said:
27 Maggio 2010 alle 15:45
onorato di averti ispirato!!!
non pensavo di far tanto… peraltro con un commento favorevole a quello che è uno degli emblemi della globalizzazione!!!! wow!
Ruben said:
28 Maggio 2010 alle 07:47
@polly
il bello, ma anche il brutto di Cuba sta proprio nelle sue mille contraddizioni: da un lato possibilità di studiare e arrivare ad “esportare” medici e chirurghi, dall’altro la mancanza di libertà, non poter scegliere quando e come lasciare l’isola, etc.. etc…
@Papà Alto
Ti riferisci naturalmente all’ikea?
Maggie said:
28 Maggio 2010 alle 08:59
grazie per questa segnalazione. a volte ci dimentichiamo che esistono anche queste realtá.
conoscendo lo spagnolo poi mi sento privilegiata!