Ho sempre guidato con la testa sulle spalle anche quando ero giovane (va bè, non proprio sempre!) anche se ho rischiato molte volte soprattutto nel periodo in cui ho perso mio papà, mi ricordo che mi distraevo facilmente quando ero alla guida, i miei pensieri vagavano alla ricerca di un responsabile e cercavo in ogni cosa che vedevo, anche nel semplice batter d’ali di una farfalla il perché fosse successo a mio papà, perché proprio a me. Questo per dire che basta poco e che quando si guida bisogna essere concentrati sulla strada. Per questo, a parte quel periodo, ho sempre guidato sapendo che può essere pericoloso ed ho sempre avuto la paranoia di essere tamponato, per cui mi capita molte volte, soprattutto quando ci sono frenate improvvise, di guardare subito lo specchietto per vedere se quello dietro si è accorto della mia frenata e che sono fermo come un lampione, a volte mi metto a schiacciare il freno per far lampeggiare gli stop.

Poi è nato Edo e da quel momento quando sono in giro in macchina la paranoia di essere tamponato si è amplificata di molto e poi qui a Milano se ne vedono di tutti i colori, dall’ottantenne che ancora sfreccia con la sua Ritmo d’epoca a 20 all’ora in mezzo alla strada, al pischello che ti si mette dietro al culo come se fosse su un circuito di F1.

E allora il minimo che posso fare oltre a avere mille occhi aperti è infilare Edo sul suo bel seggiolino d’ordinanza, allacciarlo bene e poi sperare, per tutti quei bimbi che vedo ballonzolare sui sedili posteriori oppure affacciati al finestrino in braccio, che non succeda nulla!

Per tutti quei genitori: se lo ami, legalo.