Trovo rilassante e divertente leggere libri che mi coinvolgono e ancora di più se i posti, i luoghi, le vie, le piazze, i percorsi raccontati sono tutti conosciuti perché fanno parte del mio passato e del presente, chissà del domani.
Questo è successo con l’ultimo romanzo di Giorgio Faletti, “Appunti di un venditore di donne”: la lettura ha un sapore diverso perché tutti i percorsi raccontanti sono stati fatti anche da me tantissime volte, così come quel salto in Budineria è stato fatto un milione di volte:
«In attesa che l’intuizione arrivi a fornire una direzione, salgo in macchina
e inizio un giro di valzer per la città, di quelli che si fanno quando il tempo
si svuota e diventa una sacca floscia difficile da riempire.
Una puntata in Duomo, ad ascoltare le chiacchiere in continuo divenire di un
gruppo di persone che stazionano in permanenza davanti alla Rinascente.
Poi un salto al Jamaica, una birra con degli sballati di artisti, divertenti quanto pittoreschi, una cena alla Torre Pendente dove vedo gente e procuro un paio di lavori alle mie ragazze, un salto alla Budineria, dalle parti di via Chiesa Rossa.»
Un romanzo ambientato nella Milano prima che diventasse da bere in cui si intreccia la recente storia dell’Italia, il caso Moro, le BR, la mafia, la politica corrotta con le vicende del protagonista che usa le donne non potendole amare completamente causa una menomazione per uno sgarbo subito.
Ne ha fatta di strada Vito Catozzo!
3 comments
mammalellella said:
6 Febbraio 2011 alle 16:31
è vero!
ne ha fatta di strada…
baciuzzi caro
Dalle8alle5 said:
7 Febbraio 2011 alle 08:57
Lo confesso: per me era più bravo a fare Vito Catozzo che a scrivere liberi (che poi si mormora non li scriva lui, ma questo è un pettegolezzo cattivo)
Ruben said:
7 Febbraio 2011 alle 09:05
@D8a5
Almeno le idee sono sue?