Qualche mattina fa la mamma si è intrattenuta a parlare un po’ con la maestra Anna che quest’anno tiene il gruppetto delle “farfalle” (vi ricordate il post “Le vacanze son finite!” – c’è da aggiungere anche questa!) ed è uscita dall’asilo camminando 3 metri sopra il cielo:

“Edo sembra cresciuto due anni in un mese, è diventato proprio grande e ubbidiente, naturalmente è sempre un bambino e ha i suoi momenti di sclero com’è normale che sia; tutte le preoccupazioni per il linguaggio erano inutili perché dovresti sentire come non si fa mai mancare l’ultima parola, soprattutto a tavola: petito, grazie, voglio questo, voglio quello, saluti…

Sta aiutando i bimbi nell’inserimento e fa ridere anche i genitori, quando arrivano alla mattina chiedono di Edo perché è simpaticissimo e si distraggono anche dall’inserimento dei loro bimbi.”

Ma sta parlando di Edo?!?!? Non è che la maestra si è confusa? Sta parlando dello stesso bambino che aspetta la sera per far capricci, piangere, strillare, fare le sceneggiate napoletane? E’ lo stesso bambino che si sveglia alle 5.40 (leggasi stamattina, naturalmente proprio questa mattina visto che ieri ho fatto tardi per partita allo stadio e cena post vittoria!) e inizia a chiedere come un pastore tibetano “voglio latte!, voglio latte!” fino allo sfinimento. No, non si è confusa, sta proprio parlando del mio Edo anche se alla sera sembra la brutta copia del mattino, tutte le cose “belle” naturalmente le tiene per mamma e papà!