Un piccolo piccolissimo omaggio a un giornalista (sportivo e non)- scrittore che leggo spesso sul Corriere, i suoi articoli sportivi, ma soprattutto quelli di cucina mi lasciano sempre a bocca aperta (sarà la fame atavica?), sarà forse e banalmente anche se banale non è il suo modo di scrivere. Ho appena finito di leggere il suo ultimo libro “Occhi negli occhi”: un bel romanzo, scritto bene, delicato, scivola via con naturalezza in cui gli intrecci tra passato e presente, tra amicizia e amore, tra gioia e dolore sono continui senza mai perdere il filo del racconto in un viaggio che ci porta fino all’altro capo della Terra alla ricerca di qualcuno perso tanti anni prima.

«Quando avrò dei nipoti (se li avrò) racconterò loro del punto più basso della mia vita professionale, il 9 agosto 1992, alla piscina Bernat Picornell di Barcellona che, però, è anche il punto più alto che ho mai raggiunto in questo mestiere, perché ho avuto la possibilità di raccontarlo sul Corriere della Sera. Italia-Spagna 9-8 (come la semifinale di questo Mondiale sulla Croazia di Ratko Rudic) dopo i supplementari. L’avvenimento più esaltante che ho mai vissuto, talmente esaltante che, circondato da spagnoli che credevano alla medaglia d’oro, tartassato (chi segue la Santa Waterpolo partecipa come se andasse in vasca) dagli arbitri, sbertucciato da una piscina in cui noi italiani eravamo minoranza, alla fine sono saltato sul banco della tribuna stampa e ho fatto il gesto dell’ombrello rivolto alla tribuna reale, dove c’era, appunto, re Juan Carlos…»  Corriere della Sera (28 luglio 2011)

Roberto Perrone