Ogni volta, ogni estate, ogni anno che partivo dal mare per ritornare alla vita di tutti i giorni nella frenetica e caotica Milano che fosse per la scuola o per lavoro, lasciavo quella terra con un senso di malinconia che sfogavo durante il passaggio sullo stretto, quando dall’isola il traghetto ci portava sul continente, sulla terra ferma; sbarcati si asciugavano le lacrime e si partiva per quei mille e trecento chilometri di asfalto, lavori in corso (ma quando mai termineranno?), sorpassi, panini all’autogrill, stanchezza e sonno che ti facevano sembrare quel viaggio come una moderna odissea. Quest’anno si è partiti in aereo e la malinconia  e la tristezza non hanno trovato sfogo se non davanti a un monitor. Ricordi tanti e tanti ricordi scambiati con il Mago (caro cugino quante ne abbiamo fatte insieme e guarda dove siamo adesso!), ma soprattutto ricordo quando a fine giornata si tornava a casa dalla spiaggia per sentire ancora più vivo, se mai ce ne fosse bisogno, l’amore per quei legami di sangue che non ci sono più.

Ricordi nitidi le lacrime di mio papà ogni volta che si partiva quando salutava i suoi genitori e mi ritrovo con le stesse lacrime con l’unica e dolorosa differenza che i loro abbracci e baci erano veri, mentre i miei sono rintanati nel mio cuore, le lacrime sono più dolorose e fanno male come scolpite con un taglierino nell’anima.