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calcio, cars, danza, didò, domenica, Kobe Bryant, malattia, milano, musica, pallacanestro
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Non è vero, non è stata una domenica bestiale e Rossella O’Hara dall’alto della sua esperienza la vedeva lunga: dopotutto domani è un altro giorno. Infatti ieri è andata decisamente meglio, siamo riusciti addirittura a fine giornata a prendere (il pluralis maiestatis è d’obbligo) l’ultimo sciroppo della giornata senza strepiti e pianti, infatti ci siamo dilungati per mezz’ora con i complimenti a Edo. In fondo se li meritava tutti. E poi non c’era il sole che splendeva alto a nascondere lo smog di Milano nonostante il blocco.
La giornata è trascorsa tra partite di pallacanestro (sabato durante la spesa ho comprato un canestro con relativo tabellone che ho appeso all’anta del suo armadio in cameretta) che consistevano nel prenderlo in braccio altezza canestro con Edo che schiacciava la palla alla Kobe Bryant, soltanto che alla ventesima schiacciata la mia schiena iniziava a chiedere asilo politico, abbiamo impastato e creato le più disparate forme con il didò (santo didò), abbiamo giocato a calcio naturalmente (soprattutto durante la pausa mattutina della mamma per evitare che vedesse i nostri tentativi di distruzione della casa), visto e rivisto alcune scene di Cars (due in assoluto le preferite di Edo: la trebbiatrice Frank che cerca di fare il didietro di Saetta e Cricchetto e la romantica scena di Saetta e Sally ad ammirare il panorama ricordando come fosse prima la città).
In quest’ultima scena appena parte la musica sulle note di “Our Town” Edo si esibisce in una danza compiendo un cerchio con le braccia arrivando a unire le mani in basso con gesti molto lenti e delicati. Vederlo accompagnare con il corpo questa canzone sembra che abbia capito in pieno la situazione d’amore che sta nascendo tra Saetta e Sally e la prima volta che l’ho visto mi sono commesso, sono rimasto incantato sia per la bellezza di quello che stava esprimendo accompagnando con il corpo la musica sia perchè quei movimenti delicati di Edo stridono un po’ con il suo modo di fare irruento e casinista, ma in quei pochi secondi tira fuori tutta la dolcezza che sicuramente ha ma che tiene ben nascosta.
“Long ago, but not so very long ago
The world was different, oh yes it was
You settled down and you built a town and made it live
And you watched it grow
It was your town…”